Tinder ai tempi delle storie maledette

Gli uomini e le donne comunicano in maniera completamente diversa.

Se un uomo dice “voglio un bicchiere d’acqua” vuole veramente un bicchiere d’acqua.

Se una donna dice “voglio un bicchiere d’acqua” ci sono diverse chiavi di lettura e non escluderei l’ipotesi che la donna in questione stia dicendo che ha voglia di andare al mare a nuotare.

Ecco, se un uomo, qualche tempo fa, mi avesse chiesto un bicchiere d’acqua io lo avrei portato al mare.

Adesso l’esempio è quello che è, lasciate correre, ma se un quasi ex marito mi manda messaggi in cui tenta una conversazione di stampo amichevole dopo avermi ferita in tutti i luoghi e in tutti i laghi, quando manca poco più di un mese al “sì lo voglio” della separazione, qualcosa non mi quadra.

“E comunque sto capendo un sacco di cose” , mi scrive.

Tipo?” (tipo che adesso che Jackie ti ha mollato hai capito che ti mancano quei punti di riferimento che avevi con me? è per questo che mi mandi le foto del concerto degli Anvil e pupazzate varie?)

“Ne parleremo a voce”, risponde lapidario, “Come stai?”, chiede.

Ancora.

Non so se te ne sei accorto, non so mai come rispondere a questa domanda quando me la fai tu”

“Sì, me ne sono accorto e mi dispiace” .

Di nuovo la nausea. La tosse, il vomito conseguente alla tosse, io che somatizzo, che se lui adesso fosse qui, so che inizierei a balbettare.

Ma non è qui e io so far bene poche cose, una di questa è rispondere con stile:

” Sai, forse non è il caso di parlarne, neanche a voce. Vuoi sapere la verità?  io sto bene, ho passato dei mesi orribili ma adesso sto bene. E tu, come sempre, hai un pessimo tempismo”.

Ma essendo donna, dietro ad una frase sibillina c’era un mondo di righe cancellate che avrebbero detto chiaramente:

“E ogni volta che sento di star bene arriva un tuo messaggio che mette tutto in discussione, che destabilizza tutto, che sia una comunicazione di servizio sul tuo cambio di residenza o che sia una scheda elettorale portata dal vigile, c’è sempre qualcosa che mi ricorda che un anno fa, di questi tempi io ero ignara di tutto, che ero convinta saremmo stati insieme per sempre e che tu non mi davi modo di pensare che mi sarei trovata nella situazione in cui sono adesso. Per carità, ci vuole un po’ di tempo per abituarsi all’idea e mi son dovuta far male indagando sui motivi della nostra rottura, ho passato un’estate anomala, giorni in cui non riuscivo a parlare, a mangiare, a stare in piedi. Ho tenuto tra le mani il tuo IPad che mi diceva tutto quello che combinavi, dove la portavi, cosa le compravi. E la portavi nei posti dove portavi me, le compravi le cose che regalavi a me. Come stavo in quei giorni? Come stavo quando ci siamo rivisti per affrontare la nostra separazione? Come stavo quella mattina al bar della stazione mentre ti chiedevo di lei e tu hai avuto il coraggio di negare? Come stavo quando ti ho sbattuto le prove sul tavolo come una Franca Leosini con i suoi taccuini? Come stavo ogni volta che rientravo a casa e mi appoggiavo con la schiena alla porta? Come stavo nelle notti insonni passate a chattare con l’amico Drugo vedendo orribili film horror per non pensare continuamente che tu stavi cercando il posto giusto a Galway per confessarle il tuo amore? Come stavo mentre riempivo la piscina dei miei di lacrime assieme alla Clara? Ma lo sai che un giorno Clara mi ha trovata immobile sul divano che non riuscivo nemmeno ad alzarmi per fare pipì? Avevo appena letto che ti eri fatto la scorta di cialis per poter partire tranquillo con la tua ragazza, che volevi regalarle il claddagh con il quale mi hai sposata…ma cosa vuoi che sia! com’è stato facile passare tutte le nostre date quest’anno…il tuo compleanno per esempio, con faccialibro che mi diceva di farti sapere che ti stavo pensando. L’anniversario di matrimonio? pfui, il giorno prima son dovuta andare al comune a richiedere il certificato per permettere la separazione, l’ho stretto tra le mani, ho passato quel giorno di settembre  a cancellare la tua faccia da tutti i dispositivi ascoltando a ripetizione Fotografie di Baglioni. E il mio di compleanno? e il giorno in cui ci siamo messi insieme? date, date maledette. Io che mi tingo i capelli di verde e come una qualunque Clementine mi illudo di poterti cancellare per sempre semplicemente non vedendoti più. E a Gennaio hai avuto il coraggio di dirmi che volevi un figlio da lei, che finalmente avevi incontrato il vero amore. Pensi sia stato semplice portare una maschera di vetro per non darti alcuna soddisfazione? Mi sono sfogata, ho rotto le palle a tutti i miei amici, ma a te queste cose non le dirò mai, cascasse il mondo. Piuttosto ci scrivo un libro e lo dico a tutto il mondo.”

 

Ma indipendentemente dalle parole inviate o meno l’unica certezza che ho è che lui risponderà: “OK” per chiuderla lì. E si accontenterà di avere un pessimo tempismo.

Sì, perché ho altro a cui pensare in questo momento: screenshottare i soggetti che incrocio su Tinder e riderne con le ragazze.

Tinder che ultimamente pare uno zoo safari con gente che abbraccia tigri, leoni, pitoni ed elefanti. In un fottio di pompati che si selfano in palestra, capoccioni pelati occhialati, maniaci sessuali, coppie in cerca di un terzo incomodo e biografie sgrammaticate che fungono da anticoncezionale preventivo.

Le conversazioni nelle chat hanno un che di surreale: un tizio mi chiede dove vivo, rispondo vagamente che sto in campagna e lui mi risponde che Napoli è troppo lontana per lui. Comprenderete lo sconforto, il pessimismo e il fastidio.

Tutto questo prima di incrociare L’Artista.

L’Artista fa l’artista, quindi come campa non lo so, mi scrive una Domenica sera, quella Domenica sera…

-“Cosa fai stasera?”

-“Stasera c’è il grande ritorno di Franca Leosini in tv”

– “mh…e chi è?”

Allora…dovete sapere che la donna che vorrei essere un giorno, deve avere la capacità di tramutare la sofferenza in arte di Frida Kahlo, la classe divina di Maria Callas e il lessico di Franca Leosini.

Ma mi accontenterei anche di un’unghia di Franca, lei che riesce a dialogare con i mostri peggiori di questo mondo con una calma ponderata e delle frasi ad effetto che davvero, vorrei tirarle fuori io.

Purtroppo al momento in fatto di lessico e classe spazio ancora tra una Gegia e una Floriana del grande fratello, ma sono una che si impegna.

Inutile dire che converto L’Artista al culto di Franca Leosini, di cui io e La Poli siamo fondatrici, discepole, adepte.

Si chiacchiera un po’, si passa a whatsapp, ci si racconta il giusto, si stabilisce un giorno. Cosa non semplice perché lui ha troppi impegni, io…beh, ho fatto un piccolo macello.

Avevo già detto a Quellocolcappello che potevamo fare ginnastica, poi nel mentre ho dovuto bloccare uno psicopatico che in due giorni di conversazione si era incazzato perché non rispondevo a quelle inguardabili cartoline virtuali con buongiornissimi e caffè, in teoria avrei dovuto vederlo di Domenica, alla stazione. Quellocolcappello sarebbe venuto a trovarmi Sabato ma l’idea di un appuntamento dopo un “allenamento” insomma…mi pareva esagerato.

Quindi eliminato Buongiornissimo ecco che invece per la Domenica si propone L’Artista e io non so come dire a Quellocolcappello che forse è il caso di rinviare a data da destinarsi, ho poi questo problema: per presa di posizione ho deciso di non cercare nessuno.

So che può sembrare strano, magari gli uomini pensano che sia una tattica o una strategia per farli diventare scemi, ma se ho capito che un uomo che chiede acqua vuole acqua, ho capito anche che se un uomo non chiede acqua è perché non vuole l’acqua.

Quindi perché mai dovrei cercare uno che non è interessato a me? Direte voi…eh ma se sei interessata tu? Ecco, ricordiamoci una cosa fondamentale: stiamo utilizzando questa app per alimentare le pippe mentali o per divertirci?

La Poli, la Lol e MaryPoppins sostengono che squadra che vince non si cambia, meglio affidarsi alla garanzia dell’allenamento a romanticismo 0 di Quellocolcappello.

Fatalità mentre intervistava Sabrina Misseri, Franca Leosini parla di notti interrotte, di ardori lombari frenati e sperdimenti finiti si rifà vivo anche Batteriascarica con un “come va?” a cui rispondo “tutto ok” ma grazie al cielo finisce lì con buona pace della cara terra mia di Al Bano e Romina Power.

Le amiche quindi consigliano di eliminare L’Artista, ma come? e poi che sono? una tronista? ma perché mai?

L’Artista mi piace, è simpatico, carino, intrigante, misterioso ed ha una voce bellissima. Ma è venerdì sera e non lo sento da mercoledì, pensando che sia una situazione archiviata comincio a fare stretching in vista di Sabato.

Arriva Sabato sera e all’ultimo sfuma tutto causa nubifragio che impedisce a Quellocolcappello di partire.

Pazienza, me ne vado a dormire abbracciata a Netflix quando alle 23.00 mi arriva un messaggio dell’Artista.

Ora…ma che davvero? ma io ho pure cancellato il numero e la compatibilità, figurati!

“che fai domani?”

“Oh Artista, scusa, ho preso un impegno” mento spudoratamente.

Non sono in vena.

Parte la videochiamata e io sto tipo in tuta, struccata, coi becchi d’oca in testa. Non so nemmeno dove trovo il coraggio di rispondere conciata in quel modo ma almeno sono onesta quanto è vero che domattina vado a fare trekking col gruppo di sui monti con Annette, scusa ufficiale che mi son trovata in maniera provvidenziale: tanto domani piove.

Passiamo due ore a chiacchierare e sì, mi piace,mi dice “se indovini questa, parto adesso e vengo da te” e mi mette su di noi di Pupo. Inutile dire che la indovino alle prime note.

Ci si vede domattina, non ci vado a fare trekking.

Ora: pulire casa, fare spesa, dare una restaurata generale alle mie occhiaie e addirittura preparare il pranzo…ma come? quando? e chi dorme?
Alle 7.00 di mattina sono già operativa ma davvero, non sta piovendo in maniera normale: piove a secchiate e c’è pure vento. Tento di arrivare al supermercato ma invano, mi fermo all’alimentari sminchio e compro spaghetti e zucchine. Lui porta le pastarelle, gli avevo detto di portare il vino ma dice di aver bevuto troppo la sera prima, non devo preoccuparmi del pranzo, ci si arrangia.

Quando chiama dal parcheggio vengo assalita dalla solita ansia. Foto alla targa, invio alla Poliziotta che mi dice “è storta” ma non posso davvero far di meglio.

Scende dall’auto e… sì, è più basso di me.

Aperitivo al bar e si chiacchiera, si chiacchiera bene con lui, è uno di quelli che quando è in imbarazzo diventa logorroico, abbiamo qualcosa in comune.

Casa mia, due risate, contatto fisico, occhi neri e profondi, fingo di andare a tagliare le zucchine e mi bacia.

E qui veniamo al capitolo delle stranezze sessuali:

dopo il mugolante Batteriascarica abbiamo L’Artista che mi lecca la faccia…ma perché? ma perché non c’è un cristiano che sa baciare come una volta? perché sta cosa di infilarmi la lingua in un occhio? perché cavolo sto tizio mi sta leccando gli occhi?

No un momento…cosa sta facendo? mi sta tirando i capelli!  cazzo, fa male, chiamo la Poliziotta porca miseria, perché mi tira i capelli? io non posso fare altrettanto, non li ha!

sono sopra di lui quando prova anche a darmi una pizza in faccia…ma che categoria di youporn è questa?

“Le mani in faccia no! ” dico, che se rispondo agli schiaffi lo mando al creatore.

Finisco su storie maledette, a farmi intervistare in galera da Franca…” mi dica Norma, lei che non è certo una Libellula, si aspettava che il sinuoso gioco erotico con il focoso Artista si tramutasse in tragedia?”  mi viene da ridere al pensiero ma si realizzerebbe un sogno mentre realizzo che questa è indubbiamente la scopata più strana della mia vita e che io e le cinquanta sfumature non andiamo d’accordo.

Quando poi finisce tutto e si comincia a parlare di fantasie e gli dico candidamente di accertarsi che la controparte sia consenziente prima di agire, eccheccavolo!

Si scusa, anche per il tentativo di sberla…ma evidentemente è questo che ispiro, ho la faccia da schiaffi, aggiunge ridendo.

Lui invece ha la faccia da ragazzino, nonostante la barba folta e ingrigita.

Sarà colpa degli occhi neri, una rarità che mi attrae non poco, della musica dei Mogwai che solo dopo venti minuti di stranezze e novità ci accorgiamo che è sempre la stessa canzone messa a ripetizione.

Forse la confidenza di una sua depressione e i suoi motivi, mi fanno apprezzare la sua schiettezza e immaturità conclamata, ma va bene così, c’è un che di tenero in lui che se ne sta appoggiato con la testa al mio seno mentre mi parla della sua ex e dell’amore malato che lo lega a lei mentre io parlo di Onassis e dell’amore malato che mi ha tenuta legata a lui per dodici anni. Che forse non era nemmeno amore, non che fosse un calesse ma era più uno “stiamo insieme perché siamo sempre stati insieme”, va a capire… cinquanta euro a seduta di psicoterapia ieri e adesso parlo gratis col primo bassetto che si mette sotto le mie coperte.

Ho modo di vedere le sue opere, son davvero belle e inquietanti il giusto.

Ho sempre amato l’arte e disegnare è sempre stata una mia passione, negli anni è diventato uno strumento, una valvola di sfogo, se guardo ai miei disegni appesi in soggiorno ognuno racconta un momento della mia vita e forse è il caso di raccontare anche questo di momento in cui tento di vedermi attraverso gli occhi di qualcun altro.

Tinder è solo un catalogo dove mostriamo il meglio, la realtà nuda e cruda è qui: in carne,ossa, cellulite, rughe, smagliature, bassezza, calvizia, dimensioni e stranezze sessuali…sono io che faccio entrare qualcuno a casa mia, che gli permetto di conoscere una parte di me attraverso poche ore di chiacchiera, attraverso i miei oggetti, attraverso le mie abitudini. E lui è costretto a raccontarsi tramite i suoi ricordi, i suoi vuoti, le sue crisi e le sue abitudini, che a me sembrano strane ma magari le ha imparate chissà dove. E non intendo indagare.

E dopo è troppo tardi per preparare gli spaghetti con zucchine, che tanto “non ti preoccupare io le zucchine non le mangio nemmeno”, finiamo con l’aprire i mignon a letto e prenderci un caffè, fumando e scopando senza tentativi di sberle e per precauzione mi lego i capelli. Non c’è niente di sbagliato in questa Domenica, so che era stato un broccolamento divertente ma anche che presto lo dimenticherò.

“Ma tu hai cancellato la compatibilità su Tinder?” mi chiede

“Sì, pensavo non ci saremmo mai visti e l’ho cancellata” rispondo cadendo dal pero, del resto se sparisci nel bel mezzo del corteggiamento do per scontato che non c’è un vero interesse.

“Te devo dì una cosa…” mi fa, “Io sono una frana a memorizzare i numeri, stamattina cercavo la nostra chat perché non mi ricordo come ti chiami” …

Ora, sfido chiunque a prenderla a ridere come ho fatto io, la cosa mi diverte da matti, la sconosciuta sono io! e posso essere chiunque in questo momento…

“Norma, la consapevolezza di non sentirsi più sentimentalmente genuflessa nel ruolo di moglie devota al Dio marito, le ha donato la libertà di interpretare una nuova se stessa nel teatro pomeridiano di una Domenica inusuale”, direbbe la Franca.

E no, non gliel’ho detto il mio nome, nemmeno quando ci siamo salutati con un bacio, nemmeno quando pretendevo di abbracciarlo ed ero sul gradino della mia porta d’ingresso e lui mi arrivava alle tette, nemmeno quando gli ho detto che è stato bello, stranezze a parte, e lui mi ha rinfacciato il pranzo mancato palesando la sua fame con la foto di un Camogli sull’autostrada del ritorno.

Solo a serata inoltrata quando commentavo la puntata di Storie Maledette con gli amici mi viene voglia di mandargli un messaggio al limite della sintesi con scritto solo “Norma”.

Mi risponde con un’emoticon perché tanto lo sappiamo entrambi che non ci vedremo più, ma sento l’esigenza di non dimenticare questo momento e mi scatto una foto. E mi disegno.

E dopo una settimana è finito, quel disegno si intitola “Non so come ti chiami” ,ed è forse uno degli autoritratti più riusciti degli ultimi anni.

Solo per questo, grazie di cuore, chiunque tu sia (davvero) caro Artista.

 

 

P.S. Franca tornerà con un breve cameo anche nel prossimo post 😉

P.P.S. Non so se ve ne siete accorti, ma La Callas canta La Norma ogni due settimane e sempre di venerdì alle 11 di mattina, ringrazio infinitamente per l’affetto ricevuto finora.

 

 

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12 commenti su “Tinder ai tempi delle storie maledette

  1. annikalorenzi il said:

    Senti tu sei una grande..grandissima…ci sono persone che quando stanno male trasformano tutto in noia tu no..manco ferma sul divano sei noiosa. Tu sei brillante sempre. Please…non fargliela passare. Non ascoltare la sua voce da pentito ne’la tua che dice..ma poverino. Non lo farai vero?

  2. “Uomini come cani, prigionieri di una gabbia dorata”.
    Probabilmente i cani conoscono il loro peso in quello spazio e si adeguano mentre l’uomo constata, cambia il tappeto, sbuffa irritando gli altri, pensa di sfidare il mondo accorciandosi le sopracciglia, impazzisce con regolarità, compra preservativi alla frutta … Alla frutta …

    Leggevo la storia e pensavo a questo confronto: uomini un tempo conosciuti che ripetono le loro turpi abitudini e impunemente pensano che i sentimenti siano fluidi druidi intercambiabili.
    Ieri leggevo una poesia di arminio, c’era un passaggio che rimarcava:
    “Ho fatto tanti errori nella mia vita.
    Questo ognuno di noi lo dice,
    quello che non sappiamo dire è questo: ho fatto tanti errori nella vita degli altri”.

    Le vite degli altri, l’esame di coscienza, la patente di dignità, tutti discorsi abbastanza personali però un po’ mi sentivo in colpa, leggendo i vostri messaggi come qualcuno che distrattamente scopre le pagine di un diario e ha un tic morboso legato al capire quanto una storia di altri assomigli al suo modo di provare sentimenti, stare bene o essere una merda (con annesso tradire e conservare gli scontrini delle gioiellerie).
    È umano e positivo ridere di noi e e del dolore che ci consuma (lui, molto più morboso di una leosini con il tono accusatore), è umano e Necessario sapere che dietro tinder si nascondono gli sfigati che un tempo al bar sfoggiavano il bavero della camicia alta e millantavano conquiste come caramelle.
    Resta un gioco con posta in palio iniqua.
    Sarai fortunata tu ad avere nel tuo raggio vitale artisti, uomini con brame, che portano i mignon a casa.

    Tra i due poli – l’ uomo che fa soffrire e l’uomo impossibile da lasciare affezionare – probabilmente c’è un intero campionario di seghe, mezzeseghe, impresentabili, giannisperti, talenti, judelaw, dei orfici da adorare.
    Tra le file di quel campionario bisogna passare, “tornare tra gli uomini anche per piangere” e soprattutto per ridere forte,
    come una nota della Callas che ti sorprende da una finestra lasciata aperta.

    “Perche non mi ricordo come ti chiami” .. La chiave e la morale è tutta lí (e anch’io ho interpretato altri e ho dimenticato nomi di chi mi indagava le scapole): dimenticare chi si è, anche solo per una domenica, credere che il fondatore di tinder adesso, dopo essere stato mollato da una trapezista moldava, compri carta igienica colorata e butti il cialis nell’indifferenzata, non giudicare e continuare a ridere di tutto il tempo passato .. E di quello a venire …

    Sei un faro brillante in un mare di noia .. Continua a cantare

    • stesse sensazioni mentre lo scrivevo, compresa quella di non essermi mai voluta così bene come in questo periodo di contraddizioni e confusioni. Grazie a te e a tutti quelli che mi fanno sentire il loro affetto, l’amicizia, che ricambio e che amo.

  3. ogni due settimane è troppo tempo…ti prego, pubblica più spesso!!! mi trovo nella tua stessa situazione e non sai quante dritte mi stai dando per affrontarla…GRAZIE!

    • purtroppo cara Lucy, per esigenze inerenti al mio lavoro sono costretta a pubblicare la rubrica ogni due settimane, ma non sai quanto questo commento mi riempia il cuore di gioia. Grazie a te, un abbraccio e benvenuta su La Callas canta.

  4. “Le conversazioni nelle chat hanno un che di surreale: un tizio mi chiede dove vivo, rispondo vagamente che sto in campagna e lui mi risponde che Napoli è troppo lontana per lui. Comprenderete lo sconforto, il pessimismo e il fastidio.”

    Ho riso per venti minuti!
    Comunque tu sei meglio della Franca. Della Callas e della Frida.
    Tu sei “er meglio del colosseo” 😉

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