Tinder ai tempi delle meravigliose bolle

O stringi i nodi o spezzi il filo.

Lo so, sembra una di quelle frasi-link di pagine Facebook che lasciano il tempo che trovano, la resilienza va di moda ultimamente, specie alla soglia dei quaranta.

Sto organizzando la mia festa di compleanno e me ne sto tranquilla tranquilla, concentrata nei minimi dettagli sulla playlist, rigorosamente anni 90, come sarà il menu e anche il look dei miei amici, anche se per quello non c’è problema, specie per quanto riguarda gli amici maschi.

Eppure lui, come se niente fosse, mi chiede se può passare da me stasera, un mese dopo aver rotto.

-“Ma forse tanto chiara non sei stata…”-

-“Cosa non c’è di chiaro se ti dico è meglio se non ci vediamo più? mica l’ho mollato con una frase di Gio Evan!”-

Ok, è vero, una trombamicizia non ha bisogno di una chiusura ufficiale, ma se lui mi risponde “grazie per questi mesi passati assieme” io dò per scontato che il messaggio sia stato recepito.

-“Evidentemente no.”- mi fa il Drugo su whatsapp, tra un link e un altro da aggiungere alla playlist della mia festa, -“quindi vi vedete stasera?”- domanda con una serie di emoticons divertite.

-“ma non esiste! gli ho detto che ho da fare e l’ho invitato alla festa…così, per complicarmi un po’ la vita”-

-“Ambè, così passerà dal Bed & breakfast al Resort!”-

Mannaggia a me e a quando ho esternato il dubbio che EtaBeta abbia approfittato della mia ospitalità per tutti questi mesi tra una tappa e l’altra del suo lavoro.

Ma il dubbio persiste, il chiedermi di passare la notte insieme ad un mese e passa dalla nostra rottura ne è la conferma, o non ha capito o fa finta di non capire, in sostanza o è stronzo oppure è scemo.

-“A parte che secondo me non viene, la notizia del giorno è un’altra: la mia ex cognata si sposa!”-

-“Coooooooosa?” –riecheggia la chat delle amiche.

Ora, qui la cosa va spiegata bene: la mia ex cognata, la sorella di Onassis, è una maga.

Maga nel senso di prestigiatrice, anche di un certo livello, qualche anno fa partecipò addirittura ad un talent show e si beccò l’approvazione del giudice più cattivo.

All’epoca era ancora sposata con Il MattoVero, un maresciallo dei carabinieri che le aveva detto che le mogli dei carabinieri non potevano lavorare, né truccarsi, né laurearsi.

Comunque questo, di nascosto dall’arma, faceva il mago.

Mago sempre nel senso di prestigiatore.

E siccome in quanto MattoVero aveva il terrore di essere scoperto dai carabinieri, rifiutava di esibirsi ma la passione per la magia ce l’aveva nel cuore.

Così si inventò un numero e trasformò la moglie nella Meravigliosa Bubble, una sorta di maga delle bolle di sapone con vestito luminoso, e numeri romantici con canzoni pallose di Celine Dion in sottofondo.

Tra una convention di maghi e l’altra, la Meravigliosa Bubble si era trovata, finalmente, un amante straniero, un Russo di sessant’anni, milionario, sposato e con residenza a Montecarlo.

Il MattoVero e il Russo sono avversari, acerrimi nemici nei contest e nei raduni di magola magia, ma stranamente fanno amicizia e iniziano a collaborare per realizzare un grande sogno: promuovere un contest internazionale biennale interamente dedicato al mondo dei conigli fuori dal cilindro.

Dopo un anno di telefonate chilometriche di aggiornamenti che non interessavano a nessuno, mia cognata mi racconta per filo e per segno le sue avventure e le intenzioni di lasciare il marito MattoVero per diventare l’amante a tempo indeterminato del Russo.

Purtroppo il marito li sgamò prima che i due riuscissero a scappare insieme, anche se non credo fossero proprio queste le intenzioni del Russo.

Quindi iniziò la causa di divorzio più trash del pianeta, causa finita proprio un paio di mesi fa, l’ultima volta che ho visto Onassis mi aveva raccontato qualcosa al riguardo, scopro così che nel frattempo Meravigliosa Bubble ha trovato un pollo più accessibile e meno sposato del Russo, un altro impresario del mondo della magggia con tre gì, sempre sui sessanta e vagamente somigliante a Renzo Arbore…i due, con lei fresca di divorzio, convoleranno a nozze a Gennaio.

Per farla breve, Onassis mi telefona perché – “anche se non vi siete più sentite, lei avrebbe da chiederti un favore in nome della vostra vecchia amicizia”-

Ora… la vecchia amicizia tra me e la mia ex cognata, consisteva in lei che mi raccontava le corna che metteva all’ex marito, tenendomi ore al telefono ed io che le consigliavo di mollare sia quel MattoVero che aveva gli attacchi di panico se vedeva il pane a tavola (non sto scherzando, aveva la fobia del pane, Onassis sosteneva che da piccolo venisse picchiato con i filoni) e di mollare anche il Russo.

E di trovarsi un lavoro, che con la magia non si mangia, a meno che tu non sia Harry Potter.

E comunque la nostra “vecchia amicizia” terminò nel momento esatto in cui notai che tutti i cuori sul profilo di Jackie venivano sì, messi da Onassis, ma i commenti pucciosi “quanto sei bella” sotto le foto di Miss LinguaForata, erano tutti della mia ex cognatina preferita…#stastronza.

-“Dai, è qui con me, te la passo!”

ma scherza vero?

Amici miei, quello che mi è uscito dalla bocca solo Onassis lo sa.

-“Non me la passare per carità, che oggi mi ci trova!”- 

In sostanza, la Meravigliosa Bubble non ha nessuna donna disposta a farle da testimone di nozze.

-“Faglielo tu il testimone! tra traditori ve la intendete tu e tua sorella!”-

-“Vuole una donna, la conosci…”-

Ma che razza di risposta è? Ma quanto è cretina da uno a centomila? Vuole una donna come testimone, tipo damigella d’onore?

-“Allora chiedesse a quella sciacquetta di Jackie!”-

quante gliene ho dette non avete idea, vi dico solo che la telefonata si è conclusa con Onassis che dopo quasi un minuto di mutismo da ambo le parti, con me che riprendo fiato dagli insulti riesce a biascicare un sussurrato quanto quasi divertito –“ok, allora le dico di no”-

E comunque la sento quella vocetta fastidiosa che minaccia che mi chiamerà per il mio compleanno… “ACCOMODATI, CODARDA, STO ANCORA ASPETTANDO!” che è più di un anno e mezzo che non si fa viva con me ed ha pure il coraggio di usare quell’idiota di suo fratello come mediatore.

Con questa assurdità direttamente dal favoloso mondo del mio ex marito però ho avuto modo di farmi due risate andando a spulciare il profilo dei promessi sposi e condividendolo con le amiche mentre vado incontro ad una delle settimane più impegnative di questo 2018, tra lavoro e contrattempi ecco che arrivo a venerdì sera che preparo pizzette e pan brioche mentre La Clara mi porta la birra e si ferma un po’ a chiacchierare.

-“Insomma, sto EtaBeta viene o no?”-

-“Stamattina mi ha mandato un messaggio e ha detto che dovrebbe esserci”-

-“E’ incredibile, conosceremo un personaggio della tua rubrica!”-

Ma io finché non lo vedo, non ci credo.

E poi voglio solo divertirmi, almeno fino a mezzanotte quando verrò investita dalla vecchiaia.

Già a riascoltare la Playlist mi viene da piangere, non vedo l’ora di far notare a tutti il mio talentissimo da diggei quando appresso a Please don’t go partirà T’appartengo di Ambra.

A dire il vero, gran parte della playlist mi è stata gentilmente spacciata dal Drugo, che mi ha ritrovato una canzone che cercavo da almeno 23 anni, di cui non ricordavo le parole e tanto meno l’autore, tutto quello che avevo in testa era la musica che pareva la marcia di guerre stellari (i nerd mi uccideranno prima o poi).

“I could never be the right kind of girl for you…

I could never be your woman…”

 

Con queste parole in testa, che fatalità mi fanno pensare alla mia situazione attuale con EtaBeta, passo le mie giornate tra lavoro e preparativi e prendo l’importante decisione di tagliarmi i capelli corti.

Dicono che quando una donna cambia look, decide di cambiare vita e in effetti mi sono stufata.

Sono stanca dei tira e molla, dei porti sicuri, delle bolle, non solo quelle metaforiche.

Le mie conversazioni su messenger col Folgorato si sono limitate ad un aggiornamento generico che si è irrimediabilmente arenato, ma va bene così.

La verità è che vorrei solo star bene, concentrarmi sui miei obiettivi, finire questo benedetto libro che sto scrivendo, fare una mostra dei miei disegni e continuare il mio lavoro esclusivamente per potermi permettere di fare le cose che più mi piacciono che ovviamente, quando ero sposata con Onassis il disfattista, erano passate in cavalleria.

Se posso fare un bilancio dal mio trentanovesimo compleanno ad oggi, me la sono più che cavata bene da sola.

Se prima la porta di casa era il nemico pubblico numero uno, ora mi piace rientrare e immergermi nella mia routine.

Mi piace prendermi tutto il letto, mangiare in piedi e solo quando ho fame, cenare alle sei del pomeriggio, leggere un libro, mettermi sul divano, passare le ore a disegnare o a scrivere, guardare le serie giapponesi su Netflix senza che nessuno scassi la minchia con la fantascienza, gli alieni e i signori degli anelli. (se non mi leggete più è perché i nerd mi hanno uccisa)

Un pomeriggio ricordo che EtaBeta mi convinse a guardare quattro puntate di fila de “La casa di carta” e già mi stava venendo l’orticaria.

Mi piace l’idea che se un’amica mi chiama all’ultimo momento per vederci al bar io possa prendere ed uscire al volo anche di sera, mi piace la mia indipendenza, mi piace persino avere il conto quasi perennemente in rosso, perché tutto sommato, quando mi guardo allo specchio adesso, realizzo all’istante quanto il rapporto con Onassis fosse diventato nocivo per me.

E la differenza tra me e lui si vede chiaramente quando ci incontriamo: lui non sa badare a se stesso e rischia di infartare da un momento all’altro, io sono fisicamente rinata.

Ma quaranta sono una cifra importante, mai avrei pensato di festeggiarli così, con gli amici che arrivano a scaglioni, i selfie e le facce buffe, le canzoni stupide e lo scantinato addobbato a pista da ballo. Se non mi fossi lasciata con mio marito probabilmente adesso sarei sul divano a mangiare patatine mentre lui russa da sveglio guardando una stupida serie tv.

Invece sto annegando in un fiume di Bellini in trepidante attesa della mezzanotte, curiosa di vedere la torta fatta da Regina, curiosa di sapere se EtaBeta verrà davvero, felice del mio nuovo taglio di capelli e serena perché è vero che non sto compiendo vent’anni, ma vent’anni fa non avevo questi amici al mio fianco.

E all’improvviso si apre la porta e mi viene da ridere perché lui è entrato a casa mia, in mezzo alla mia gente, tra chi lo conosce solo come l’ EtaBeta di questa rubrica, quello che a guardarlo non si direbbe sia un Diodelsesso, quello che si è rotto un piede in piscina, quello che ho conosciuto su Tinder, quello che mi ha fatto promettere di non innamorarmi perché lui è un casino, quello con cui ho spezzato il filo un mese fa ma che per qualche assurdo motivo che conosce solo lui, adesso è qui, alla mia festa, che ride e scherza con i miei amici, che mi da una mano mentre tento di riordinare il caos, che balla il gioca juer e mangia pennette alla vodka, perché è una festa anni 90 ma con vent’anni di più.

E mi piace uscire a fumare, cercare il suo abbraccio e sapere che c’è.

Non intendo chiedere nulla, non chiederò nulla, le risposte arrivano da sole ed è ovvio che stanotte si torna a Poverolandia insieme.

La torta è semplicemente meravigliosa, ci sono le foto di Maria Callas, Al Bano e Romina e Franca Leosini, oltre alla mia faccia e al logo del sito sul quale ho scritto per gran parte dei miei enta, il mio vecchio alter-ego, che presto farà del tutto parte del mio passato.

Qualcosa sta cambiando, intorno a me ci sono le persone che quest’anno sono state davvero importanti, non dimentico ovviamente Betty e Arale, loro ci sono da sempre e ci saranno sempre, ma purtroppo io e Betty condividiamo la stessa identica data di nascita e malgrado Arale ogni anno insista per farci festeggiare insieme, le difficoltà logistiche ci impediscono di farlo.

Quando parte la videochiamata non riesco a sentire che laggiù, alla festa di Betty, le mie surelle mi stanno facendo gli auguri.

Esprimo il mio desiderio e soffio via il mio tempo, forse non è andato poi così sprecato, ma la felicità è questa: non voler essere in un altro luogo, non voler fare altro e non voler essere qualcun altro.

Ed io voglio stare così, voglio farcela ancora.

Un anno fa pensavo di valere solo come metà di qualcun altro e guardandomi intorno, noto che chi mi conosceva prima mi preferisce adesso.

Durante le mie prime psicoterapie ero concentrata sui miei “non”, ero una non-moglie, una non-madre, una non-donna, con una non-carriera, non-bella, non-felice.

Avevo una visione estremamente pessimistica delle mie capacità, pur sentendomi in grado di fare qualunque cosa credevo che senza più quell’obiettivo di vivere bene insieme a mio marito io dovessi sentirmi per forza mancare la terra sotto ai piedi, legittimando la mia indolenza, per anni ho delegato le mie scelte ad un uomo, era la via più comoda, la scusa perfetta per non muovere un dito e sentirmi perennemente insoddisfatta.

L’esempio lampante è quella scema della Meravigliosa Bubble, che sapendo fare solo le bolle di sapone non riesce a vivere senza sposare un Renzo Arbore disposto a mantenerla e a dirle cosa deve fare.

Invece vaffanculo, io non mi accontento più.

Una carriera me la sto costruendo, la mia strada è in salita ma sarà per questo che tutti i giorni esco a camminare anche se piove, l’amore…quello non mancherà mai, perché sto imparando ad amarmi.

E se lui mi abbraccia mentre camminiamo verso casa mia, non c’è niente di meglio.

Se mi sorride mentre mi bacia e facciamo l’amore, se ho freddo e mi scalda, se dopo essere usciti dalla bolla ci rientriamo e facciamo i veri numeri a letto, se a questo giro sono io la Dea del sesso, quella che a quarant’anni riesce in epiche imprese che non credevo fossero possibili in natura, non è solo perché sto bene con lui, ma è perché sto bene con me.

E saremo pure tutti e due un casino, ma consapevoli di volerci rimanere invischiati in quel casino.

-“E allora stringiamo il nodo, addormentandoci con le dita intrecciate nella bolla”-

-“La nostra bolla”-

-“preferisco dire mia e tua.”-

 

 

 

 

Ragazzi miei…gli ultimi due capitoli de La Callas canta sono programmati per il 12 e il 26Gennaio 2019, dopo le vacanze di Natale torneremo al caro vecchio venerdì.

Ancora non so di preciso a quale progetto mi dedicherò e cosa scriverò dopo, ma ovviamente vi terrò aggiornati sia qui che sulla pagina Facebook, ci saranno sorprese.

Vi ringrazio ancora per l’affetto con cui seguite questa rubrica, vi voglio un bene matto.

Buone feste

Norma Castadiva <3

 

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